Crac Tanzi, vendute all'asta 54 opere d'arte per 12 milioni di euro - Gazzetta di Parma

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Kejar Tayang |

Dal nostro inviato

Katia Golini

MILANO
Circa dodici milioni: il mercato ha decretato il valore della collezione d'arte appartenuta alla famiglia Tanzi. 54 opere (o lotti, come si dice in gergo), tutte a firma di grandi dell'arte moderna e contemporanea, sono finite all'asta in seguito al crac Parmalat e ieri sono state vendute a collezionisti di tutto il mondo. La parte del leone, come previsto, l’ha fatta la Natura morta di Picasso, un piccolo olio su tela datato 1944: aggiudicato per 1 milione e 750mila euro. Nell’ipotesi di una classifica, al secondo posto si è piazzata la Falaise di Monet, la stessa che abbiamo visto esposta in Galleria Nazionale nei mesi scorsi, venduta a un milione e 250mila. Va sottolineato che i prezzi di aggiudicazione non rappresentano il «prezzo finito» dell'opera: gli acquirenti dovranno aggiungere un'altra consistente somma in commissioni d'asta che oscilla dal 22% (per le opere di maggior valore) al 25 per quelle aggiudicate a una somma fino a 250mila euro. Nel caso del Picasso, si tratta di altri 385mila euro.

IL CENTRO SVIZZERO
Al Centro Svizzero di Milano (via Palestro, 2) i 250 posti a sedere sono esauriti da giorni: i collezionisti hanno la corsia preferenziale. Ci sono anche tante persone in piedi. Attive 20 linee telefoniche, iscritti ad essere chiamati 300 aspiranti acquirenti. Il battitore è Pietro De Bernardi, titolare della casa d'aste Pandolfini, accanto a lui c'è Roberto Montecchi, direttore dell'Istituto vendite giudiziarie di Parma. Tra il pubblico, dotato di paletta per partecipare, anche alcuni parmigiani.

LE OPERE

Tutte le opere sono certificate dalle direzione generale del Ministero dei beni culturali; tre sono vincolate dalla sovrintendenza e quattro hanno avuto il diniego di essere esportate: per il riconosciuto valore culturale non potranno essere utilizzate a libero piacimento dell’acquirente. Nonostante i vincoli, tutti i pezzi vengono venduti a prezzi più alti della base d’asta. Il clima è competitivo fin dalle prime battute. Si apre con il disegno a matita e china di Georg Grosz: base d’asta tra i cinque e i settemila euro, va via a 11mila. Quando le tele iniziano a sfilare si va da Mirò (Femme, oiseax, pastelli colorati e inchiostro su carta giapponese, aggiudicato a 130mila euro) a Degas, da Pissarro a Zandomeneghi, da Kandinsky a Magritte, da Renoir a Matisse, da Cézanne a Chagall (480mila euro offerti per il suo Musicien voyageur, disegno del 1971). Sorprende la scelta dei collezionisti quando si arriva a van Gogh: il gessetto Pollard willow batte la Natura morta olio su tela, 650mila euro contro 400mila.

IL CASO
Capolavoro di Giacomo Balla, la Finestra di Düsseldorf rappresenta una delle opere più significative. L’autore dipinge ancora sotto l’influenza divisionista ma mostra gusto particolare e capacità evocativa di raro pregio. Se lo è aggiudicato via telefono un collezionista italiano a 500mila euro.

IL LIGABUE
Oltre venti volte la base d’asta è stato battuto l'autoritratto di Antonio Ligabue. La Fondazione Ligabue ha sede a Parma, e chissà che un giorno l’opera non torni nella città Ducale.

L’ASTA
Sono state tre ore circa ad alta tensione. Rilanci a raffica tra sala e collegamenti telefonici o online. Tra i collezionisti anche uno stuolo di giornalisti di tutte le testate e le televisioni nazionali, da Sky a Mediaset, dalla Rai a La7.

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2019-10-30 04:08:00Z
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