Cesare Cremonini: «Mi sono perso nella vita. Con l'amore ho capito chi sono» - AMICA - La rivista moda donna
Judul : Cesare Cremonini: «Mi sono perso nella vita. Con l'amore ho capito chi sono» - AMICA - La rivista moda donna
link : Cesare Cremonini: «Mi sono perso nella vita. Con l'amore ho capito chi sono» - AMICA - La rivista moda donna
Other
Other
Cesare Cremonini racconta il suo nuovo album, Cremonini 2C2C The Best Of: tra classici e inediti
«Può sembrare una raccolta discografica ma non è semplicemente questo. È un disco che tiene insieme le cose più importanti di un artista: le canzoni». Sono queste le parole che Cesare Cremonini usa per presentare Cremonini 2C2C The Best Of, il suo nuovo album – tra inediti, rarità, strumentali e brani registrati dal vivo – in uscita il 29 novembre. Un nuovo lavoro per la cui presentazione il cantante ha scelto le stanze di Palazzo Crespi a Milano. E un disco di cui già abbiamo avuto un assaggio con Al telefono, il singolo attualmente nelle radio. Con 6 nuove canzoni che saranno l’ossatura del tour negli stadi al via il 21 giugno dal Teghil di Lignano Sabbiadoro, in provincia di Udine.
«La mia è stata una carriera discografica di “lettura orizzontale”, non è sempre stato facile per me spiegarlo – continua il cantante bolognese – Solo oggi posso mettere insieme tutti i pezzi della mia carriera, nella loro completezza. Ho sempre lavorato in prospettiva, per costruire il mio repertorio. Ora, con un po’ di orgoglio posso mostrarvi il mio mestiere: quello che sono riuscito a fare nella mia vita, come artista e come uomo, riuscendo a mantenermi fedele a questo percorso. Non mi sono mai accontento di essere “solo” un cantante: volevo che la musica, negli anni, potesse seguire la mia crescita come persona. La mia è una bella storia da raccontare».
Nato nel 1980, appartiene a una generazione “di mezzo”. Come si inserisce Cesare Cremonini nella musica italiana?
Molti tra i grandi della musica italiana – come Vasco, Jovanotti – sono cresciuti negli anni ’80. La mia sensibilità è legata a loro, ma anche alla musica degli anni ’60 e ’70. Sono nato nell’80, cresciuto alla fine dei ’90 e mi sono trovato in mezzo ai 2000, partiti a raffica con lo streaming: nascita di nuovi idoli, nuovi progetti. Io sono in mezzo a tutto questo e, con fatica, riesco a tenere insieme le due anime di queste due epoche musicali. Con grossi vantaggi. Cerco sempre di capire cosa sta accadendo, per imparare. Sono molto legato alla mia infanzia. A casa ho ancora il pianoforte con cui ho scritto 50 special. Prima, era nel salotto dei miei. Poi ha seguito tutti i miei traslochi. Per me è uno strumento che porta dentro di sé magia, perché mi ha permesso di iniziare la mia carriera.
I testi dei 6 inediti dell’album sono stati scritti solo da te?
No, ho lavorato da solo e in collaborazione. Ormai sono anni che lavoro con il produttore Walter Mameli e con Davide Petrella. La musica ha necessità di scambio e di dialogo: se non avessi aperto la mia vita alle collaborazioni, le mie canzoni avrebbero seguito una strada lineare che non mi accontentava. E questo è complesso per un cantautore pure come me, per cui scrivere canzoni è sempre stata una cosa molto intima. Mi sono accorto che, assaporando la profondità di un dialogo, mi aprivo a nuove intuizioni, riuscendo ad andare più in profondità.
Parliamo delle canzoni: è autobiografica?
Come tutti i miei pezzi, in grado di raccontarmi in maniera intima e precisa, come una fotografia. Al telefono racconta della sopravvivenza alla fine di una relazione gigantesca. Giovane e stupida parte da quando sono tornato single e ho avuto un’idea brillante: fidanzarmi con una ragazza molto più giovane di me. E con cui sono ancora fidanzato: mica potevo lasciare la persona per cui ho scritto quella canzone. Anzi, più le canzoni sono belle e più ami la fidanzata e secondo me Giovane e stupida è una canzone molto bella! Racconto molto leggero dell’incontro con questa ragazza, ma anche sofferenza ed entusiasmo per uno scontro generazionale. Attraverso il rapporto con questa ragazza, capisco dove stanno i giovani ora, qual è la loro sensibilità. È una canzone che racconta qualcosa di oggi. Come nel punto in cui le chiedo “Ma come chi è Mick Jagger?”: dietro questa domanda c’è l’universo!
Il video di Al telefono, l’ultimo singolo di Cesare Cremonini:
Che ruolo ha l’amore, ora?
È tornato a essere al centro, specchio importante per decifrare la realtà e la società. Negli anni ’90, chi cantava d’amore – come i Lùnapop – veniva guardato malissimo. Ora ho quasi 40 anni e penso che l’amore sia lo specchio dei nostri tempi. Uno strumento che ci fa capire quanto valiamo, che ci fa fare i conti con la nostra vita. Per questo i 5 inediti sono 4 sull’amore e uno sull’amicizia: cioè il minimo termine dell’esistenza, porto sicuro in cui trovare se stessi e capire chi siamo.
E tu come ti senti?
Ho raggiunto un’età in cui inizio a non intravedere più la riva da cui sono partito, i ricordi iniziano a offuscarsi. Anche grazie al mio lavoro, ho avuto una vita molto intensa e piena di passione, con lo sguardo sempre puntato verso il futuro. Qualche mese fa, mio padre se ne è andato e io per un po’ mi sono distratto dai miei obiettivi. Ho seguito quelle terribili e importantissime questioni che riguardano la fine di una delle razioni più importanti della propria vita. Mi sono distratto dal mio viaggio e, quando sono ritornato sulla barca, non vedevo più la riva. Finalmente mi sono perso nella vita. Sono nel mezzo del cammino, ho molta fiducia in me stesso perché ho capito che nessuna tempesta di può uccidere. È il momento ideale per scrivere nuove canzoni. Il momento ideale per pubblicare un best.
Come sintetizzeresti questo disco?
Un inchino al pubblico e alla mia vita passata. Era il momento di posizionare tutto quello che avevo fatto. C’è la parola “fine”, che lega Al telefono, Ciao, Se un giorno ti svegli felice. È un enorme momento di passaggio nella mia vita, di cui avevo bisogno.
Ora sei arrivato ad affrontare un tour negli stadi…
Appartengo a una generazione di artisti che pensava che gli stadi sarebbero arrivati dopo aver scritto un certo numero di canzoni importanti per la gente. Forse è per questo che a quasi 40 anni ho ancora l’energia di un ventenne. Appartengo alla generazione che non ha goduto tutto subito, ma che si è costruita con il tempo. Quando ero ragazzino, l’appuntamento più importante con il pubblico era l’uscita del disco. Per me c’è sempre stato equilibrio tra la pubblicazione dell’album e la sua prosecuzione, con il tour. Ma credo che, in generale, il vero appuntamento ora sia diventato il live. E, partendo da questo presupposto, è mio dovere, durante lo show, insegnare qualcosa al pubblico, proporre un progetto artistico che sia in evoluzione, battendo strade alternative rispetto a quelle già percorse. Ho anche rifiutato un tour invernale, nel periodo di Natale 2020: l’ho posticipato di qualche mese. Le date erano già pronte. Ma io volevo offrire al pubblico qualcosa di interessante, nuovo, diverso.
Sono state escluse alcune canzoni dal disco?
Una dozzina di pezzi che non ho ritenuto pronti. Il lavoro che faccio in studio sugli arrangiamenti è molto appassionato e faticoso, mosso da un’ossessione per la ricerca musicale, dalla necessità di non omologarmi. E non è un’intuizione facile. Scaduto il tempo a disposizione, ho dovuto consegnare le canzoni che avessero un certo tipo di credenziali. Alcuni brani non erano completi, non avevano ancora l’arrangiamento.
Non sei facile alle collaborazioni…
Le due che ho fatto nella mia carriera, con Jovanotti e Malika, sono state estremamente sensate, a fuoco. Non finirò mai di ringraziare l’estate in cui, giovanissimo, ho iniziato ad ascoltare la musica di Lorenzo: enorme spinta vitale per iniziare a fare questo mestiere. Collaborare con lui, quando ho festeggiato 10 anni di carriera, è stato un sogno. Malika invece era la mia ragazza. Condividevamo un amore intenso, legato anche alla poesia che c’era nella musica. Sono stato tentato un paio di volte di propormi per delle collaborazioni ad artisti che non conoscevo, ma il mio produttore Walter Mameli mi ha sempre fermato, ricordarmi che i featuring non devono nascere da una necessità discografica fine a se stessa, ma che è la canzone a “deciderlo”. È un incontro di anime.
E che effetto ti fa ascoltare le tue canzoni cantate da altri?
Succede spesso ai talent. Cambio canale. Mi dico: “Ma allora non era poi così bella quella canzone”.
A Natale, via D’Azeglio – la strada “di Dalla” a Bologna – sarà illuminata con il testo di Nessuno vuole essere Robin. Che effetto ti fa?
Quando mi è stato chiesto ho risposto: “Ma come, sono morto e non me ne sono accorto?”. Mi piace il coraggio di dare valore alle persone (ancora vive) che stanno facendo delle cose in Italia, Paese che tende a dare valore soprattutto “post mortem”. Credo sia un buon segnale. Mi piacerebbe – e sono sicuro che piacerebbe anche a Lucio – che via D’Azeglio possa essere illuminata ogni anno dalle parole di un artista diverso che ha illuminato la città di Bologna, ad esempio Francesco Guccini. Tornando a me, è stata una proposta meravigliosa, un grande onore. Mi dispiace solo che, non avendo più 20 anni, non potrò portarci le ragazze per pavoneggiarmi. A quasi 40 anni, sarà qualcosa di più profondo!
di 27 novembre 2019
|Potrebbe interessarti anche
https://ift.tt/33nBptC
2019-11-27 04:00:18Z
52781872761353
Cukup Sekian Informasi Tentang Cesare Cremonini: «Mi sono perso nella vita. Con l'amore ho capito chi sono» - AMICA - La rivista moda donna
Anda sekarang membaca artikel Cesare Cremonini: «Mi sono perso nella vita. Con l'amore ho capito chi sono» - AMICA - La rivista moda donna dengan alamat link https://kejartayang11.blogspot.com/2019/11/cesare-cremonini-mi-sono-perso-nella.html