Generazione Prozac+, addio a Elisabetta e alle promesse di futuro - La Stampa
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Roma, Air Terminal Ostiense, notte. È il 30 aprile 1998. In quella specie di hangar simbolo di una serie di cose sbagliate si celebra la festa maturità di una generazione. Sul palco i Prozac+, sotto centinaia di giovani e giovanissimi che si riconoscono in Acida, che è punk abbastanza per sentirsi distruttivi, rock abbastanza per esserne consapevoli, pop abbastanza per piacere anche a chi non ha capito di cosa parli ed è lì a farsi spintonare per caso. Il grunge è finito da un pezzo, il brit pop pure (anche se non l’hanno ancora capito tutti), ma l’onda d’urto di Eva, Gian Maria ed Elisabetta spacca i cuori e le teste, suda chimico le spalle e le gambe che si intrecciano e confliggono pogando forte.
Ieri, ventidue anni dopo quella notte, molti di quegli ex ragazzi si sono ritrovati a piangere la morte di Elisabetta Imelio, ingiusta come ogni morte giovane, terribile esito di anni di malattia, di speranze disilluse, di sofferenza, di abbandono per un figlio che crescerà senza la madre. E inevitabilmente per una giovinezza che non c’è più e che ha trasformato tutte le sue promesse nella più tragica e odiosa delle sconfitte. Davanti agli occhi c’è ancora Elisabetta sul palco, travolgente, bellissima, potente. Una tempesta più che un diluvio di note dal suo basso, una forza dirompente che era quella di chi pensava di poter conquistare il mondo a spallate, senza regole, senza le pesantezze delle generazioni che ci avevano preceduti. Leggeri e forti, ma anche profondi e violenti, incazzati, arroganti, pronti a sputare in faccia al futuro per conquistarlo. Come ogni nuova generazione di giovani che si rispetti.
Gian Maria, «amico e compagno d’avventura da sempre» come lo ha definito Elisabetta, ha scritto per lei qualche anno fa un pezzo meraviglioso e terribile, spaventoso e pieno di speranza. Si chiama La fine della chemio ed Elisabetta lo ha voluto fortemente perché tante persone che attraversavano come lei la malattia potessero trovarci una speranza, un attimo di bello, un’iniezione di forza: «I tuoi capelli lunghi, quelli cresceranno di un colore che è un incanto, e se non cresceranno, allora sai, ti dico allora starai meglio senza… E festeggeremo la fine della chemio fianco a fianco su quel palco». L’hanno cantata insieme anche altri amici, perché più persone possibile la potessero ascoltare: Manuel Agnelli, Jovanotti, Elisa, Tre Allegri Ragazzi Morti, Samuel dei Subsonica, Meg, Lo Stato Sociale, Pierpaolo Capovilla.
Scriveva Elisabetta: «L’ho ascoltata per la prima volta in macchina, mentre andavo all’ospedale per l’ennesima seduta di chemioterapia: È stato un istante, più potente della chemio, degli antidepressivi, degli incontri con la psicologa e di mille terapie coadiuvanti. Mi è arrivata addosso una bomba d’amore e di speranza, un’energia che mi ha dato gioia, forza e volontà indispensabili per affrontare tutto questo. Adesso io voglio che questo meraviglioso regalo che mi è stato fatto sia di tutti. Voglio che chi sta affrontando il difficile percorso della malattia, possa avere lo stesso aiuto che ho avuto io. Per questo abbiamo deciso di chiedere a diversi artisti di cantare La fine della chemio assieme a noi, per raggiungere più persone possibili».
I Prozac+ non c’erano più e i Sick Tamburo erano la nuova incarnazione di Gian Maria ed Elisabetta. Nel 2018 due concerti di reunion con Eva per celebrare i vent’anni dal successo di Acida. Ieri quelli che una notte di ventidue anni fa erano stati fratelli sotto a un palco si sono ritrovati spalla a spalla a celebrare la vita di una di loro, così esterrefatti per la sua fine, così incazzati per il fato che mente e ci trasforma in un attimo da giovani a vecchi e poi ancora in nulla, pronti nel cuore a pogare ancora una notte, a farsi promesse che non tradiremo mai, a vivere ogni secondo come fosse per sempre, a prendere in faccia la porta del destino. Che un giorno arriva: e dice no.
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2020-03-02 08:03:00Z
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