Meme, il virus dell’umorismo - La Stampa
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I meme sono il mezzo di comunicazione più diffuso tra gli adolescenti. Sono immagini, video, citazioni divertenti che vengono copiati e diffusi rapidamente sul web, spesso tramite i social.
Questo accade anche in periodi di emergenza. Secondo il New York Times, i teenagers di New Rochelle in Westchester, la prima zona affetta dal coronavirus nello stato di New York, hanno creato profili su Instagram dove venivano costantemente postati aggiornamenti sulla situazione durante l’isolamento a casa. Molti hanno dichiarato di aver appreso dai meme sui social della chiusura delle scuole per esempio o del fatto che erano in una zona di contenimento.
Alcuni post sono educativi, come il profilo “HamStarz” su TikTok che pubblica informazioni sulle regole d’igiene raccomandate usando foto di un adorabile criceto. Sempre su TikTok, il profilo playboierik2 ha creato mini clip musicali sulla prevenzione con la ripetizione della frase “it’s corona time” usando un beat di dance elettronica. Più di 390.000 ragazzi hanno postato un loro video mentre si sfregano con vigore sul ritmo della canzone. Altri ancora usano personaggi come i Simpsons per passare il messaggio di rimanere a casa, o quelli di serie televisive come The Office.
Ma il ruolo dei meme nel pandemia globale è soprattutto quello di alleviare l’ansia di chi si trova confinato tra le mura di casa guardando incessantemente le notizie drammatiche della crisi sanitaria. Lo scambio di meme è veloce quanto le spread del virus, e avviene non solo tra Gen Z e Millenials, ma tra tutte le fasce d’età, con vignette, foto, video e scritte umoristiche che fanno sorridere anche chi è in entrato in panico. Sono presenti nei social e in tutti le chat WhatsApp, spesso di gruppo, che in questi giorni sono la bombola d’ossigeno per chi ha astinenza di interazioni sociali.
Il trend era partito già dai cinesi, che per affrontare la noia postavano storie per raccontare quello che accadeva nelle loro città, per esempio di come usavano al posto di mascherine, che scarseggiavano anche da loro, costumi gonfiabili, pezzi di verdura o anche reggiseni. Diffusissimi anche negli altri paesi affetti, come l’Italia e gli Stati Uniti, sono un commentario sociale satirico che prende di mira le nostre nuove abitudini, dallo smart-working, all’ossessiva protezione anti-virus, alla convivenza a volte difficile con i famigliari. L’eccessivo acquisto di carta igienica è un tema popolare, cosi come le video chat con collaboratori di lavoro, per le quali si cerca di avere un apparenza decorosa, senza svelare di avere ancora addosso i pantaloni del pigiama. O ancora la difficoltà al rinunciare alla vita fuori di casa, vestendosi per fare un una passeggiata in cucina.
“Ricevo messaggi continui dalla mia famiglia, dal bouquet di carta igienica a foto di persone coperte di plastica dalla testa ai piedi in metropolitana, sono divertenti e portano leggerezza ad una situazione difficile,” spiega Sonia Roubeni, PHD, Psicologa a New York. “In situazioni tragiche, la commedia rende la vita tollerabile. Siamo sovra stimolati con informazioni per lo più negative che provocano ansia. Farsi intrattenere dall’umorismo è una forma di auto-regolazione, e quindi riduce lo stress”.
I giovani a volte usano un humor dark per affrontare il caos, dal ragazzo in mascherina che balla in ospedale aspettando di farsi testare per il coronavirus (+di 700K visualizzazioni), alle parodie sulla difficoltà di seguire corsi online dopo la chiusura dei campus universitari, pagati fior di quattrini. Un modo per i giovani, e non solo, di raccontare la loro vita e le loro nuove sfide in maniera scherzosa e condividerla con chi può immedesimarsi. Cosa necessaria quando ci sono trova di colpo isolati dal mondo.
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2020-03-16 06:03:00Z
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